Gio Ponti

Gio Ponti nasce il 18 novembre 1891 a Milano, dove si laurea in architettura nel 1921.
Nello stesso anno apre uno studio con Lancia e Fiocchi, aderendo al gruppo dei “Neoclassici”. E’ di quegli anni la casa di Via Randaccio a Milano e la Villa Builhet a Garches, Parigi. Nel 1927 fonda « Il Labirinto » con Lancia, Buzzi, Venini e Chiesa, gruppo che propone oggetti e mobili d’ avanguardia.
Dal 1923 al 1930 è direttore artistico della Richard Ginori, per la quale disegna una collezione di ceramiche, premiata all’esposizione di Parigi nel 1925. Parallelamente disegna per Christofle, Krupp, e Venini.
Nel 1928 fonda la rivista Domus che dirigerà per tutta la vita facendone uno strumento di diffusione di nuove idee progettuali in architettura, nel disegno d’arredo, nelle arti decorative. Della fine degli anni ’20 le prime « case tipiche », emblematicamente denominate « Domus », dove al concetto di italianità si accosta l’interesse per le teorie razionaliste.
Nel 1933, con la casa Rasini ai Bastioni di Porta Venezia di Milano termina l’associazione con Lancia.
Va ricordato in questi anni l’impegno nelle Triennali di Milano (1930, 1933, 1936, 1940 e 1951) e, con lo studio Ponti-Fornaroli-Soncini fino al 1945, il Palazzo Montecatini, il Palazzo RAI, il Rettorato dell’Università di Padova, l’Istituto di Matematica di Roma, Casa Marmont e Casa Laporte a Milano, Villa Donegani a Bordighera.
Dal 1936 diventa professore alla facoltà d’ Architettura del Politecnico di Milano.
Nel 1941 fonda la rivista Stile, che dirigerà fino al 1947 e nel 1954 inventa il « Compasso d’Oro » Fin dai primi anni Cinquanta Ponti, dal 1952 associato con Fornaroli e Rosselli, avvia una straordinaria serie di progetti, espressione della teoria della « forma finita », nel campo dell’arredo con le « pareti organizzate » (mobile autoilluminante, finestre arredate, pannello cruscotto), del design di cui ricordiamo qui i mobili per Cassina (dalla sedia Leggera del ’51, alla poltrona Distex e Round del ’56…) dell’architettura con le ville Planchart e Arreaza a Caracas e Nemazee a Teheran.
Del 1956 infine è la Torre Pirelli e del ’57 la sedia « Superleggera ».
Negli anni ’60, l’attenzione di Ponti si sposta sulle superfici, sul colore e la luce. Di questi anni sono, tra gli altri, il progetto dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, le chiese di San Francesco e San Carlo a Milano, la facciata del Bijenkorf a Einhoven in Olanda, quella del Palazzo INA in Via San Paolo a Milano, il Pakistan House Hotel ad Islamabad, fino ad arrivare, negli anni ’70, al Museo di Denver in Colorado ed alla Cattedrale di Taranto dove il lavoro sulle superfici si accentua fino alla smaterializzazione e l’architettura diviene un foglio traforato, che nel suo gioco con la luce, con pieghe e trasparenze, ne dissolve i volumi.
Gio Ponti si spegne a Milano nel settembre del 1979.